Come  sarà la nostra vita dopo il Covid-19? 

Adesso che l’emergenza sembra giunta alla fine mi sono fermato un attimo a riflettere e immaginare come sarà il mondo dopo tutta questa vicenda.

In questi mesi abbiamo imparato a conoscere temini nuovi come pandemia, curva dei contagi, lockdown e quarantena.

Una pausa forzata che ci ha regalato del tempo per riflettere, per ristabilire le priorità, per conoscere meglio noi stessi e chi ci sta vicino.

Tra un decreto e l’altro ho provato a rispondere a diverse domande, ma non sempre ci sono riuscito.

  • Quando tutto sarà tornato alla normalità, quando la vita riprenderà a scorrere e a riempire le nostre giornate post pandemia, cosa resterà di questa emergenza?
  • Cosa abbiamo imparato e cosa metteremo in pratica?

E quella che mi tormenta da un po’:

  • Ne usciremo persone migliori?

I dubbi sono leciti e trovare la risposta non è sempre facile. Bisogna considerare diversi fattori.

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Ambiente

Primo fra tutti quello ambientale.

Senza l’uomo che inquina e distrugge, abbiamo visto tutti che la natura ci mette poco a riprendere i suoi spazi.

Cagliari si è svegliata con i delfini nel porto, a Venezia è stato avvistato un polipo nelle acque limpide dei canali e sui navigli milanesi hanno fatto la loro comparsa eleganti cigni bianchi.

A Barcellona alcuni Jabalìn, piccoli cinghiali, passeggiavano indisturbati  in centro vicino alle opere di Gaudì. Difficile dire se fosse più surrealista la situazione o le case dell’architetto catalano.

Il cielo è ritornato azzurro intenso e l’aria è diventata di colpo pulita grazie al calo delle emissioni di CO2  dovuto allo stop delle nostre attività, tanto che in alcune zone dell’India sono tornati a vedere il profilo dell’Himalaya dopo oltre 30 anni.

Nella zona Euro il traffico aereo è diminuito del 90% con 2 aerei su 3 fermi nel resto del mondo. Un evento unico e senza precedenti che ha portato il prezzo del petrolio ai minimi storici.

E la storia insegna che il mercato dell’Oro Nero porta sempre con sé venti di guerra.

  • È possibile immaginare un mondo più verde e pulito?

Forse si, ma ci vuole un impegno comune. 

Se c’è una cosa che questa pandemia ha scolpito a chiare lettere nella coscienza del mondo è che dobbiamo imparare a unire le forze e abbattere i muri, che siamo un unico organismo interconnesso e se qualcuno mangia un pipistrello in Cina a soffrire le conseguenze potremmo essere noi.

Economia

Altra cosa che non è passata inosservata è stato il crollo verticale dell’economia. 

In tutto il mondo sono rimaste a casa o hanno perso il proprio lavoro migliaia di persone, un problema enorme soprattutto per autonomi e piccole imprese.

In Spagna il numero di disoccupati è triplicato in due mesi, in Usa ha raggiunto vette mai registrate prima.

Un segno evidente che l’attuale modello di economia è obsoleto e necessita un cambiamento.

Finché il profitto sarà più importante dello sfruttamento delle persone e della salute del nostro pianeta difficilmente si potrà andare avanti.

Dobbiamo imparare a consumare meno e cominciare a produrre secondo criteri che rispettano l’ambiente.

Un grande passo avanti è stato fatto con lo smart working

Lavorare da  casa una volta alla settimana, magari di venerdì, potrebbe aiutare questo cambiamento.

Se anche i bambini studiassero da casa il venerdì le nostre città avrebbero un giorno di respiro in più alla settimana.

Se aggiungiamo i negozi chiusi alla domenica (abbiamo visto che siamo in grado di sopravvivere) i giorni sarebbero 2 su sette. 8 giorni in un mese e 96 in un anno.

Provate a immaginare questo sistema riprodotto in tutta Europa, se non nel mondo, e avrete la differenza. Un modello green facilmente scalabile.

Molte città stanno tentando di riorganizzare gli spazi per lasciare più libertà alle persone, incentivando l’uso dei mezzi pubblici e piste ciclabili.

Aumentare le zone pedonali e favorire la costruzione di nuove aree verdi possono contribuire a quel modello di citta ecosostenibile del futuro. Siamo sulla strada giuste da percorrere, in bici ovviamente.

E questo ci porta diretti verso l’ultimo argomento di questa riflessione, quello che mi sta più a cuore.

“Quando perdiamo il diritto di essere diversi, perdiamo il privilegio di essere liberi”

– Cherles Evan Hughes –

Ne usciremo persone migliori?

Le notizie che ci arrivano dal mondo sembrano dire di No.

Tanto in Italia come in Spagna, la gente si è riversata in strada appena possibile, non sempre rispettando gli avvertimenti del comitato scientifico.

Penso ai cittadini di Hong Kong, che dopo l’ultima legge approvata dalla Cina in questi giorni,  non sono più liberi di manifestare in piazza il loro dissenso nei confronti del governo.

Oppure all’Iran, dove un padre può uccidere una figlia di 13 anni perchè fuggita con un altro uomo e restare impunito. Questo perché è ancora in vigore una legge sul “Delitto d’onore” che ammette questo tipo di crimine contro le donne, anzi, lo giustifica.

Mentre in America le persone di colore continuano a morire senza motivo se non quello dell’odio razziale. Una piaga che sta devastando il mondo peggio delle cavallette in India.

Sono stanco di ascoltare notizie del genere. 

Siamo nel 2020 ma sembrano storie del Medioevo.

  • Quando capiremo che i mercati di animali vivi sparsi per il mondo vanno chiusi?
  • Quando ci accorgeremo che il colore della pelle e le nostre differenze culturali sono una forza e non una minaccia?
  • Quando impareremo a rispettare le donne senza sentirci padroni delle loro vite?

la lista potrebbe continuare all’infinito.

Di errori ne sono stati commessi tanti a tutti i livelli.

Dagli esperti, dai meno esperti, dalla politica, dalla sanità, dagli organismi che dovrebbero proteggerci e invece ci accusano e ci uccidono.

Da chi va in giro senza mascherina e persino da me, che non resisto a stare in casa e ogni tanto esco per fare un giro.

Dobbiamo prendere coscienza del nostro modo di agire ed essere noi i primi a voler cambiare il mondo rispettando gli altri, inquinando meno e aiutando di più.

Non ci resta altra soluzione.    

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